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EVENTI
LETTURE DAL MEDITERRANEO
Evento collaterale a cura di Mariangela Mincione
MedFilm Festival apre le porte al mondo della letteratura con Letture dal Mediterraneo.
Sei appuntamenti di letteratura che attraversa le frontiere: geografie, storie, vita, culture, gusti e fenomeni che la scrittura è ancora in grado di restituire.
“CHI, COSA. RIFUGIATI, TRANSNAZIONALISMO E FRONTIERE” di Osvaldo Costantini, Aurora Massa, Jvan Yazdani (Mincione Editore – Collana Entroterra)
Un affresco sul tema della migrazione attraverso i contributi di antropologi italiani ed internazionali, capace di spostare lo sguardo al di fuori dei confini europei e focalizzare gli aspetti salienti del fenomeno, le sue criticità tecniche oltre a quelle politico-culturali. L’effetto migratorio e le sue cause; il diritto internazionale e comunitario; il conflitto tra i paesi europei intorno alla questione migratoria. Problematiche che fanno da sottotesto al caso Brexit.
“POLITEAMA” di Gianni Amelio (Mondadori)
Luigino e la sua infanzia di stenti e rabbia nel Sud degli anni Cinquanta, il suo venir vestito da bambina quando è piccolo, il suo sogno di cantare alla radio e magari nella nascente televisione. Gianni Amelio racconta la sua storia, andando dritto al cuore delle cose, in un romanzo di formazione che segna il suo esordio nella narrativa. «Questo libro parla della dignità e del riscatto da tutto ciò che la calpesta. Parte dalla constatazione della sofferenza che si vince. Tutti abbiamo problemi e dobbiamo affrontarli con il coraggio che abbiamo dentro di noi. Alla fine trionfa l’orgoglio e l’idea che se hai davanti una montagna la devi scalare».
“STORIE DI VOLTI E DI PAROLE” di Luigi Anania e Nicola
Boccianti (Derive e Approdi)
Scrittore e produttore di vino nella sua tenuta a Montalcino, Luigi Anania è un autore raffinato ed eclettico, capace di destreggiarsi tra l’analisi saggistica e l’invenzione narrativa. “Storie di volti e di parole” è una raccolta di racconti surrealisti, in cui il paradosso e lo sconcerto sono sempre dietro l’angolo. Entriamo in un mondo di ambienti che si deformano intorno ai personaggi, di figure che si contorcono alla ricerca di liberazioni ed epifanie. Un umorismo nero, grottesco e malinconico, accompagna la frammentazione lirica dei temi di questi racconti, che spaziano da epoche e luoghi remoti, alle donne, ai vini, godimenti e guerre. Ad accompagnare questa deriva onirica le Annotazioni psico-lingiustiche dello psichiatra Nicola Boccianti.
“SUL CORNO DEL RINOCERONTE” di Francesca Bellino (L’Asino
d’oro edizioni)
Dedicato a tutte le donne che sono partite, il romanzo ruota attorno all’intensa amicizia tra Mary, giovane antropologa italiana, impaziente e vogliosa di entrare in contatto con le culture straniere, e Meriem, tunisina, immigrata in Italia per amore e in fuga dal patrigno autoritario. Molto diverse tra loro ma accomunate dallo stesso coraggio, le due protagoniste cercano e trovano, ciascuna a suo modo, la propria identità e la propria affettività. Attraverso la loro conoscenza e i loro cambiamenti, l’autrice fa emergere aspetti insoliti dell’attualità dei loro Paesi di appartenenza e della cultura arabo-islamica da una parte e italiano-cattolica dall’altra.
“NON TI PREOCCUPARE” di Mahsa Mohebali (Ponte33)
Quando Teheran si sveglia minacciata da un imminente terremoto, tutti cercano di darsela a gambe. O quasi. Per la giovane Shadi l’unica priorità sembra essere la scorta di oppio sul punto di finire. E poi c’è Ashkan, che con un sms l’avverte di aver tentato per l’ennesima volta il suicidio. C’è nonna Moluk, che ha l’Alzheimer, ha trafugato i vestiti militari di suo nipote Arash e non si sa dove si sia cacciata. Tra gli strilli della madre e le intimazioni del fratello, Shadi sgattaiola fuori casa per correre da Ashkan e, soprattutto, cercare gli amici spacciatori. Ma la città si è messa a ballare la danza del ventre e la giornata le riserverà molto altro. Cadenzate da ritmi blues, jazz, rock, folk e metal, le tragicomiche avventure di Non ti preoccupare catapultano il lettore nel vortice di una capitale delirante, improvvisamente svuotata da politici e religiosi, dove sono solo gli outsider a rimanere e su cui incombe il pugno di ferro di un’autorità che tenta invano di ripristinare il suo ruolo.
“UNA BALLATA DEL MAR EGEO” di Patrizio Nissirio (L’Erudita)
Tra passato e presente, tra Italia e Grecia, una vicenda che partendo da un oscuro crimine avvenuto nel 1943 sull’isola di Rodi, all’epoca italiana, si snoda fino alla Roma degli anni Ottanta, travolgendo i due anziani che ne furono protagonisti. Prendendo le mosse dall’esperienza vera di una parte della sua famiglia, vissuta a Rodied arrivata in Italia nel 1943 in pieno conflitto mondiale, Nissirio racconta con due punti di vista narrativi l’avventura dei due anziani protagonisti e del giovane giornalista, nella quale un passato con cui i conti non sono stati chiusi trascina persone schive, caute, verso scelte pericolose. Forse anche mortali.
CINEPHILIA SCREENWRITING LAB FOR SHORTS
In occasione della sua 22° edizione, MedFilm Festival e Cinephilia Productions organizzano il primo Cinephilia Screenwriting Lab for Shorts a Roma.
Il laboratorio è un progetto ideato dalla regista Darine Hotait che ha l’obiettivo di aiutare i registi a sviluppare il loro potenziale di storytelling, le loro facoltà critiche e le specifiche competenze tecniche.
Il lab vuole promuovere le voci più originali, visionarie e coraggiose provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Il progetto offre ai partecipanti una serie di metodi e strumenti che porteranno alla scrittura di un cortometraggio di finzione e al tempo stesso si propone come network operativo per connettere giovani autori di Paesi diversi attraverso feedback di collaborazione e partnership.
La prima edizione italiana del Lab ha selezionato cinque progetti: tre dalla regione MENA e due dall’Italia. Con questa struttura, mira a creare una piattaforma di scambio culturale tra filmmaker per confrontarsi insieme sulle loro storie da un punto di vista personale all’interno di un contesto più universale. Cinephilia Screenwriting Lab si svolgerà durante i giorni del festival e condurrà i suoi iscritti alla realizzazione di una sceneggiatura completa sotto la supervisione di un mentor e di altri tre specialisti del settore, che faranno parte della giuria e premieranno le due sceneggiature migliori.
SELEZIONE UFFICIALE
Ahmed Dahroug
Egitto
Nato a Il Cairo. Si trasferisce a Vienna per studiare architettura presso l’Università Tecnologica di Vienna ma decide di perseguire la strada del cinema e della regia presso l’High Cinema Institute della sua città natale. Due dei cortometraggi che ha scritto e diretto sono stati proiettati in festival nazionali e internazionali. Attualmente si applica per diplomarsi anche in Arti Liberali e Scienze Sociali.
“THE CROW OF SEPARATION”, il suo progetto, racconta la storia di un ex-soldato, consapevole che la vità in città può essere più crudele della guerra.
Farah F. Naboulsi
Libano
Regista libanese con sede a Beirut. Per sette anni, si è divisa tra set cinematografici, festival di teatro ed installazioni visive. Farah ha lavorato in quasi ogni aspetto del cinema: ha iniziato la sua carriera nella produzione e come assistente alla regia, per poi passare al reparto fotografia in un team di documentaristi. Attualmente, si dedica alla direzione artistica, organizzando i costumi e le scenografie dei set. Farah ha un grande interesse per il mondo sottomarino, i disegni fatti a mano libera, la musica dal vivo, gli strumenti a percussione e le immagini in movimento. Il suo scopo è quello di unire gli interessi personali attraverso il linguaggio del cinema e dell’espressionismo artistico.
Dalia Yassine
Libano
Filmmaker e visual artist libanese-brasiliana. Dopo aver vissuto a Londra, Dalia si trasferisce a Beirut per completare gli studi in Lingua Francese. Appassionata al mondo del cinema dai tempi del liceo si iscrive al corso di Arti Comunicative alla Lebanese American University di Beirut. Dopo la laurea studia Filmmaking alla London Film Academy e prende un master in Performance Design and Practice al Central Saint Martins College di Londra. ll suo lavoro spazia attraverso cinema, installazioni visive e scrittura. Dopo vari progetti e importanti riconoscimenti si concentra sulla regia per progetti multidisciplinari nel campo dell’arte visiva, spostandosi tra il Libano e Londra.
“SPINDRIFT”, il loro progetto, è un’esperienza mistica fatta di luci al neon filtrate dall’acqua torbida del mare, che si stagliano attraverso sottili reti da pesca durante il crepuscolo.
Francesca Duca
Italia
Nata in Italia nel 1981. Ha studiato letteratura ed Antropologia Visiva presso l’Università degli Studi di Perugia e presso l’ULB – Université Libre de Bruxelles. Dopo un lavoro sul campo in India, ha scritto una tesi sul fenomeno “Bollywood”. Ha frequentato l’INSAS a Bruxelles per un master in scrittura cinematografica, produzione e regia. Ha lavorato a Roma, Berlino e Bruxelles, sia per la televisione che per il cinema. Vive e lavora in Marocco dove ha co-fondato Le moindre Geste, una società di produzione cinematografica con sede a Casablanca e Marrakech che si concentra sulla promozione di autori indipendenti. Ha diretto alcuni cortometraggi (“Finita la commedia”, “Tawny”, “Amar”) ed è in fase di post-produzione del suo primo documentario “Memorie di un futuro”.
“HOTEL LOCARNO”, il suo progetto, racconta una misteriosa quanto affascinate killer che dovrà sfuggire alla polizia dopo aver sparato ad un uomo dalla finestra di un albergo.
Michele Leonardi
Italia
Nato a Catania, Sicilia, dove studia Lingue Straniere completando una tesi su Aleksandr Sokurov. Nel 2015, realizza il suo primo cortometraggio, “Morte Segreta”, che ha vinto diversi premi in Italia e all’estero. Michele ha completato il suo secondo cortometraggio, “MIA”, a fine estate 2015 e ha co-diretto il cortometraggio “Il Miracolo”, che è stato presentato al Festival di Venezia, dove ha ricevuto una menzione speciale ai prestigiosi Nastri d’Argento.
“USCIRE FUORI” (“GETTING OUT”), il suo progetto, è la storia di una donna che ritorna a casa dal marito, un medico, dopo diversi anni spesi in carcere, accusata di aver ucciso il figlio. La coppia si troverà a vivere il primo giorno insieme, dopo un lungo periodo divisi, nella stessa casa in cui vivevano con il loro bambino.
Sama Waly
Egitto
Nata nel 1990 a Manama. Attualmente persegue un Master in Belle Arti presso il dipartimento di Film, Video, Nuovi Media e Animazione allo School of the Art Institute di Chicago. La sua pratica si fonde la ricerca nella storia egiziana moderna con le indagini strutturali ai margini del cinema e le installazioni visive. Nel 2014 ha diretto e prodotto “Apt. 5”, un breve documentario sperimentale su pellicola Super 8. Il film racconta la storia di un appartamento nel centro de Il Cairo, in cui la giovane regista ha trovato un nastro magnetico risalente al 1969, con le registrazioni di alcune conversazioni di una famiglia dell’epoca.
“SHE WROTE — BABY ELEPHANTS (AND EVEN SKIES AND MOUNTAINS SOMETIMES) DIE ALONE”, il suo progetto, racconta un esempio di cadavre exquis, gioco surreale, che nell’opera della giovane regista viene eseguito la domenica del 22 gennaio 1939.
GIURIA
Darine Hotait
Lab Mentor
Scrittrice e regista americana-libanese, nonché founder e direttore esecutivo di Cinephilia Productions. Il suo ultimo cortometraggio “I SAY DUST” (2015) è stato proiettato in oltre 35 festival cinematografici internazionali come Outfest, FIFOG, New Filmmakers di New York, ricevendo diversi premi. I suoi film sono stati acquistati e distribuiti da piattaforme prestigiosi come AMC Network, Sundance Global, Shorts International, BBC e Journal of Short Films. Nel suo lavoro si concentra principalmente sull’unione tra letteratura e cinema, utilizzando un approccio scientifico attraverso il filone della fantascienza. Le sue sceneggiature di stampo fantascientifico hanno riscosso successo all’Hearst Screenwriting Competition a cura della San Francisco Film Society, al Sundance Sloan e allo Screenwriters’ Pavilion del Festival di Cannes. Oltre al cinema, Darine è un’affermata scrittrice di racconti brevi con scritti apparsi in varie pubblicazioni stampate e on-line quali The Seventh Wave di New York, Angle Mort di Parigi, The Siren Journal di Londra e Rusted Radishes di Beirut, tra gli altri. Vive a New York City.
Irene Dionisio
Regista
Laureata in Filosofia Estetica e Sociale all’università di Torino, ha frequentato nel corso del 2010 il Master di documentarismo diretto da
Daniele Segre, fondatore della Scuola i Cammelli, e da Marco Bellocchio e
successivamente il Master Ied diretto da Alina Marazzi, documentarista. Attraverso l’associazione Fluxlab – di cui è socia fondatrice – cura progetti culturali e artistici su tematiche quali l’integrazione, le politiche culturali, questioni di genere, dall’ideazione alla realizzazione. La sua ricerca artistica si concentra sulle aporie del sistema economico, sociale e politico, sull’evoluzione identità/individuo ad esso correlata e sulla
memoria storica, culturale da quest’ultimo prodotta. La sua produzione artistica si esprime attraverso il medium video e quello cinematografico attraverso film, installazioni, videoinstallazione e documentari. Il suo primo lungometraggio, “Le ultime Cose” (2016), presentato in anteprima alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia.
Giovanni Pompili
Produttore
Giovanni Pompili è nato nel 1979. Dal 2005 ha prodotto più di 40 documentari per realtà italiane e britanniche. Nel 2011, dopo aver vinto il Premio Ilaria Alpi Giovani, diventa amministratore della Kino Produzioni e, insieme ad altri 50 professionisti del cinema, avvia Il Kino, cinema bistrot dove vengono proiettati film di fama internazionale. Ha prodotto i cortometraggi “Cargo” (Venezia 2012), “The Silence” (Cannes 2016), e “Valparaiso” (Locarno 2016).
Monica Zapelli
Sceneggiatrice
Nata nel 1966. Tutor di sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ha scritto le sceneggiature di film italiani premiati e acclamati, come “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana, “L’abbuffata” di Mimmo Calopresti, “I demoni di San Pietroburgo” di Giuliano Montaldo, e “La terra dei santi” di Fernando Muraca.
LUX FILM DAYS A ROMA – V EDIZIONE
I LUX Film Days sono un’esperienza culturale unica che crea, da ottobre a dicembre, uno spazio comune di condivisione, con proiezioni nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione e nei 28 Stati membri.
LUX FILM DAYS A ROMA
Viene confermata per il quinto anno consecutivo la collaborazione tra il MedFilm Festival e l’ufficio di Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo con i LUX Film Days a Roma, che quest’anno vedranno la partecipazione di due dei tre film finalisti del Premio LUX 2016.
La rassegna parte sabato 5 novembre con l’italiano “LA PAZZA GIOIA” di Paolo Virzì e prosegue martedì 8 con “TONI ERDMANN”, della regista tedesca Maren Ade. In occasione delle celebrazioni per il 10° anniversario del Premio LUX, la Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo ha voluto estendere il bacino di spettatori dei LUX Film Days, includendo anche la città di Salerno, con una diretta tra Roma e il Festival Linea d’Ombra per la presentazione in contemporanea del film finalista del Premio LUX 2016 “APPENA APRO GLI OCCHI” di Layla Bouzid. L’evento si terrà venerdì 11 presso il Cinema Teatro delle Arti di Salerno, polo culturale della Città, e presso il Cinema Savoy di Roma, sede della 22° edizione del MedFilm Festival.
Da Salerno, interverranno l’On. Isabella Adinolfi, membro della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, e Gian Paolo Meneghini, direttore dell’Ufficio d’Informazione in Italia del Parlamento europeo. Da Roma, saranno in collegamento il Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, il distributore italiano del film Paolo Minuto (Cineclub Internazionale Distribuzione) e Ginella Vocca, direttrice del MedFilm Festival. L’incontro sarà coordinato da Giona A. Nazzaro.
PREMIO KOINÈ 2016
SaMiFo – Centro di Salute per Migranti Forzati
Il Premio Koinè 2016 andrà al Centro di Salute per Migranti Forzati SaMiFo. Il conferimento del Premio avverrà il 4 novembre, presso il Cinema Savoy, in occasione della Cerimonia di Apertura.
L’IMPORTANZA DI SaMiFo
Il fenomeno della migrazione forzata differisce sensibilmente dalla migrazione “volontaria” finalizzata al miglioramento della propria condizione socio-economica. I richiedenti e titolari di Protezione Internazionale sono uomini e donne costretti ad abbandonare il proprio Paese perché vittime di violenza, umiliazioni, minacce, persecuzioni, o in seguito a guerre, disastri ambientali, carestie, epidemie. Il Centro SaMiFo, creato nel 2006 dalla collaborazione tra Centro Astalli e Azienda ASL Roma A, si occupa della tutela e della promozione della salute di queste persone. SaMiFo è un esempio di evidence based helthcare, dove l’integrazione delle esperienze cliniche e delle migliori evidenze scientifiche disponibili ha permesso di sviluppare un modello di sanità pubblica innovativo e sostenibile, basato sull’analisi partecipata dei bisogni di salute.
Valutare i bisogni sanitari ha permesso di individuare il profilo di salute dei migranti forzati, di identificare la vulnerabilità come dimensione complessa, che necessita di risposte assistenziali efficaci e appropriate. Ciò è avvenuto grazie all’integrazione di personale della ASL Roma A e del Centro Astalli, all’azione coordinata e integrata di differenti professionalità e discipline e alla collaborazione attiva con gli enti di tutela. Il SaMiFo ha garantito la realizzazione di importanti iniziative di prevenzione ed emersione di malattie, favorendo la diagnosi precoce di gravi patologie, l’accesso ad adeguati accertamenti e cure, la riduzione del ricorso ai servizi emergenziali e quindi la riduzione di costi sanitari. Inoltre, la cultura di rete ha permesso di sviluppare un approccio sistemico dall’accoglienza e presa in carico alla valutazione dei risultati, di promuovere uno stile clinico interculturale incentrato sulla disponibilità all’incontro, alla relazione con l’altro.
Nel centro SaMiFo, sono stati accolti nel 2014 oltre 1849 pazienti e sono state effettuate oltre 5600 visite generiche e 3000 visite specialistiche (psichiatriche, ginecologiche, ortopediche, psicologiche, medicina legale, vaccinazioni, infettivologie).
PREMIO ALLA CARRIERA 2016
Gianni Amelio
Il Premio alla Carriera 2016 andrà a Gianni Amelio, regista che ha saputo essere testimone delle passioni e delle storie delle donne e degli uomini, interrogando instancabilmente le forme del cinema. L’autore verrà omaggiato con la proiezione de “Il primo uomo”. Il conferimento del Premio avverrà il 4 novembre, presso il Cinema Savoy, in occasione della Cerimonia di Apertura.
IL REGISTA
Gianni Amelio ha raccontato e continua a raccontare con lucidità e coraggio la realtà che ci circonda, puntando l’obiettivo su alcune delle pieghe più dolorosamente emblematiche del nostro tempo. Attraverso uno sguardo partecipe e rigoroso, anche e soprattutto sui temi dell’immigrazione, come con il film “Lamerica” del 1994, ha dato vita alla ricostruzione di un immaginario visivo storico-estetico allora profetico e oggi, purtroppo, ancora drammaticamente vivido riflesso del nostro quotidiano.
Tessendo un dialogo profondo e continuo tra il microcosmo carnale dei legami famigliari – più o meno reali, più o meno metaforici – e il contesto virtuale della vita sociale e politica, ha raccontato la complessità dell’esistenza, dedicando la sua ricerca alla gente comune, ai più deboli, raccontando con sensibilità e coraggio il loro passaggio – segnato da tratti tragici e alienanti, quanto delicati e poetici – su questa terra, facendone potente simbolo dell’intera umanità.
Nato il 20 gennaio 1945 a San Pietro Magisano, in provincia di Catanzaro, Amelio si appassiona al cinema sin da ragazzo. Frequenta il Centro Sperimentale e consegue la laurea in Filosofia all’Università di Messina. Durante gli anni ’60 lavora come operatore e poi come aiuto regista. Muove i primi passi come assistente di Vittorio De Seta nel film “Un uomo a metà”. Comincia poi a lavorare autonomamente per la televisione, a cui dedicherà gran parte della sua carriera.
Debutta dietro la macchina da presa nel 1970 con “La fine del gioco”, realizzato nell’ambito dei programmi sperimentali della RAI: un giovane autore scopre la macchina da presa e il protagonista della pellicola è un bambino rinchiuso in un collegio. Nel 1973 realizza “La città del sole”, tratto dall’omonimo scritto di Tommaso Campanella. Tre anni dopo è la volta di “Bertolucci secondo il cinema”, un documentario sulla lavorazione di “Novecento”. Vengono poi l’atipico giallo “La morte al lavoro” (1978), vincitore del premio Fipresci al Festival di Locarno, “Effetti speciali” (1978), originale thriller che vede protagonisti un anziano regista di film horror e un giovane cinefilo, e “Il piccolo Archimede” (1979), adattamento dell’omonimo romanzo di Aldous Huxley con cui Laura Betti vincerà il premio come miglior attrice al Festival di San Sebastián.
Nel 1983 arriva il primo lungometraggio per il cinema: “Colpire al cuore”, interpretato da Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi e Laura Morante, è un film sul terrorismo nel quale Amelio, puntando sul conflitto intimo tra un padre e un figlio, offre un racconto scevro di giudizio e lontano da ogni retorica. Nel 1989 ottiene un nuovo successo di critica con “I ragazzi di via Panisperna”, dove vengono raccontate le vicende del famoso gruppo di fisici capitanato, negli anni ’30, da Fermi e Amaldi. Un anno dopo, tocca a “Porte aperte”, dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, con un indimenticabile Gian Maria Volonté, che procura al regista una meritata nomination all’Oscar.
Con “Il ladro di bambini” (1992, storia del viaggio di un carabiniere che accompagna due fratellini destinati a un orfanotrofio), vince il Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Seguono “Lamerica” (1994, con Carmelo Di Mazzarelli, Enrico Lo Verso e Michele Placido, sul miraggio italiano del popolo albanese) e “Così ridevano” (1998, sulla difficile realtà dell’emigrazione nella Torino degli anni ’50, analizzata attraverso il rapporto dei due fratelli Francesco Giuffrida e Enrico Lo Verso), vincitore del Leone d’oro alla Mostra di Venezia e consacrazione del regista a livello internazionale.
Il 2004 segna il ritorno di Amelio come regista e sceneggiatore con “Le chiavi di casa”, liberamente ispirato al romanzo “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia. Il film, interpretato da Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling e l’esordiente Andrea Rossi, è tra i protagonisti della 61° edizione della Mostra del Cinema di Venezia. “La stella che non c’è”, nel 2006, in equilibrio tra documentario e finzione, riprende il tema degli emigranti all’estero portando al cinema il romanzo di Ermanno Rea, “La dismissione”, ambientato tra Shanghai, Wuhan, Chongqing e la Mongolia. Nel 2008 Amelio viene nominato direttore del Torino Film Festival e nel 2012 gira “Il primo uomo”, tratto dall’omonimo romanzo postumo di Albert Camus, con Jacques Gamblin, Catherine Sola e Maya Sansa. Il film ottiene il Premio della critica internazionale al Festival di Toronto 2011.
Dopo aver girato “L’intrepido” (2013) con Antonio Albanese, nel 2014 presenta alla Berlinale il documentario “Felice chi è diverso”, un viaggio in un’Italia segreta, quella omosessuale, tra testimonianze, ricordi, esperienze di vita di persone che hanno vissuto gli anni repressivi del fascismo e del secondo dopoguerra. Nel 2016 porterà sullo schermo le contraddizioni e gli intrecci sentimentali della borghesia di Napoli nel film “La tenerezza”, liberamente tratto dal romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone e interpretato da Renato Carpentieri, Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno e Greta Scacchi.
(Italia, 100 minuti)