MEDFILM FESTIVAL – 27° EDIZIONE
IL CINEMA DEL MEDITERRANEO A ROMA
5/14 NOVEMBRE 2021
Si è conclusa la 27a edizione del MedFilm Festival, il festival di cinema dedicato alle cinematografie del Mediterraneo, tornato in sala dal 5 al 14 novembre 2021. Cinema Savoy, il Museo Macro, il Nuovo Cinema Aquila, La Casa delle Letterature sono i luoghi che hanno ospitato il programma: 10 giorni di proiezioni, meeting professionali, masterclass nelle università, incontri con giovani autori e maestri del cinema. Anche quest’anno una selezione dei film accessibile online, grazie a una sinergica partnership con la piattaforma MyMovies. Il festival, presieduto da Ginella Vocca e diretto da Giulio Casadei, ha visto quest’anno la partecipazione di 86 film, in rappresentanza di 35 Paesi, per un viaggio dalla periferia di Marsiglia alle montagne della Cabilia in Algeria, passando per la costa libanese, le strade di Kandahar, il golfo di Napoli, i vicoli di Casablanca, le miniere slovene.
MEDFILM FESTIVAL 2021: TUTTI I VINCITORI
CONCORSO UFFICIALE
La Giuria del Concorso Ufficiale, composta da Leonardo Di Costanzo, Ippolita Di Majo, Mathilde Henrot, Francesca Mazzoleni, Melania Mazzucco ha decretato:
Premio AMORE E PSICHE per il Miglior Film: Amira di Mohamed Diab (Egitto/Giordania/EAU, 2021, 101′):
“Il film, ispirato da notizie di cronaca come il contrabbando di sperma dei reclusi a vita per terrorismo nelle carceri israeliane, racconta da un’angolazione inedita il conflitto che divide due popoli e due mondi. Il viaggio tragico della diciassettenne palestinese Amira alla ricerca della sua identità interroga ilsignificato autentico dell’appartenenza e diventa un teorema sull’eccitazione dell’odio, sull’asfissiante controllo sociale di un microcosmo chiuso, sull’oppressione femminile e sull’assenza di libertà, di una radicalità che non può non inquietare e sconvolgere”.
Premio SPECIALE DELLA GIURIA: Una storia d’amore e di desiderio di Leyla Bouzid (Francia/Tunisia, 2021, 102′):
“Il film di una giovane regista che esplora con profondità, precisione e tenerezza l’identità araba, attraverso l’incontro di un giovane ragazzo nato in Francia da genitori algerini con una giovane tunisina appena arrivata a Parigi. Ciascuno si confronta ai suoi riferimenti culturali, quelli trasmessi e quelli immaginati, e al suo proprio desiderio. Da queste complessità trionfa il desiderio di vita”.
Premio ESPRESSIONE ARTISTICA per la miglior regia: Mariner of the Mountains di Karim Aïnouz (Brasile/Francia/Germania, 2021, 98′):
“Un viaggio in Kabilia, terra di nascita di un padre fugacemente incontrato solo in età adulta e una lettera in immagini alla tanto amata madre scomparsa da poco. Una lettera come diario di una ricerca intima delle origini che a tratti incrocia la Grande Storia della rivoluzione algerina. Il premio va a un film in cui parole, immagini ed elementi diversi sapientemente tenuti tra associazioni e contrappunti, tessono magistralmente un racconto che coinvolge, cattura e commuove”.
CONCORSO INTERNAZIONALE CORTOMETRAGGI
La Giuria del Concorso Internazionale Cortometraggi, composta da 13 studenti di scuole di cinema di Francia, Grecia, Italia, Libano, Marocco, Slovenia, Spagna e Tunisia, e 3 rappresentanze di detenuti degli istituti di pena coinvolti nel progetto Methexis (Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, Casa di Reclusione Roma Rebibbia, Casa Circondariale Femminile Roma Rebibbia) ha decretato:
Premio METHEXIS per il Miglior Cortometraggio: Le Départ di Saïd Hamich (Marocco/Francia, 2020, 25′):
“Una storia che sa raccontare attraverso gli occhi di un bambino il dramma sociale che colpisce un paese intero: quello dell’immigrazione delle giovani generazioni è un tema che accomuna tristemente i paesi del Mediterraneo. Resta solo la promessa di poter tornare, prima o poi, a casa. Il tutto attraverso una regia che riesce ad evocare suoni, colori e sapori di un immaginario molto nitido dell’infanzia, dell’amore e delle carezze materne, del ricordo indelebile dei luoghi del proprio passato”.
Premio CERVANTES ROMA al cortometraggio più creativo: Figlio santo di Aliosha Massine (Italia, 2021, 20′):
“Per la brillante rivisitazione della Natività in chiave moderna. Una storia che ha come punto di forza l’indagine delle psicologie umane all’interno di una crisi di coppia, con un gusto irriverente e sagace del tutto inedito. La libera interpretazione lascia allo spettatore la possibilità di immaginare infiniti scenari e significati. L’atmosfera sospesa dona alla storia una dimensione onirica come quella del sogno della protagonista: e citando una delle detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia, “quante volte abbiamo fatto questi sogni fra le quattro mura della nostra cella? Poteva essere uno dei nostri sogni”.
Menzioni speciali:
Have a Nice Dog! di Jalal Maghout (Siria/Germania, 2020, 13′):
“Have a Nice Dog! per l’originalità nel raccontare la disperazione di un uomo in un paese in guerra. L’utilizzo del conflitto interiore del personaggio come mezzo per denunciare un conflitto che coinvolge un paese intero rappresenta una forte scelta registica”.
Haut les coeurs di Adrian Moyse Dullin (Francia, 2021, 15′):
“Haut les coeurs per aver raccontato il bullismo, l’amicizia e la complicità dei ragazzi in maniera inaspettata: il mondo “social” ed il mondo reale si mischiano tra di loro per poi, sul finale, dare una netta divisione fra ciò che conta veramente e cosa no”.
PREMIO VALENTINA PEDICINI – Miglior opera prima e seconda
La giuria del Premio Valentina Pedicini, composta da Alfredo Covelli, Gaia Furrer e Tiziana Triana ha decretato:
Miglior Film: Una storia d’amore e di desiderio di Leyla Bouzid (Francia/Tunisia, 2021, 102′):
“In questa prima edizione del premio dedicato alla regista Valentina Pedicini, che era solita visitare nelle sue opere zone fisiche e mentali poco esplorate, descrivendo lo scardinamento dei modelli tradizionali, conferiamo il riconoscimento al film “Una storia d’amore e di desiderio” per la sensibilità e l’intelligenza con cui la giovane regista franco-tunisina Leyla Bouzid rivisita i meccanismi tipici della commedia romantica, dando loro un senso nuovo e aggiornato al tempo presente. Il film descrive con poesia, sensualità e servendosi di riferimenti letterari mai scontati, un’educazione sentimentale in cui è la donna ad essere più emancipata e aderente ai propri desideri di quanto non lo sia l’uomo. Ed è in questo ribaltamento degli stereotipi e nella capacità di raccontare la fragilità, la timidezza e lospaesamento maschili, che sta l’importanza e la portata universale del film”.
MEDFILM WORKS IN PROGRESS
La Giuria dei MedFilm Works in Progress, bando aperto a progetti di finzione e documentari in fase di post-produzione, composta da Paolo Bertolin, Christophe Leparc e Elhum Shakerifar ha decretato:
PREMIO OIM (10.000 euro): A hero of our Time di Miraç Atabey (Turchia):
“Un’opera prima ambiziosa e dallo stile molto personale costruita attraverso collaborazioni creative di lunga data nella Turchia nord-orientale. Siamo stati colpiti dalla chiarezza del progetto e dall’impegno nelle scelte formali di Miraç Atabey, così come dall’eleganza narrativa del film, che parla sottilmente delle questioni generazionali del nostro tempo”.
PREMIO STADION VIDEO (sottotitoli in inglese + creazione DCP): About Cairo di Hala Galal (Egitto):
“Un riconoscimento al suo spirito di solidarietà, e all’urgenza del suo messaggio. Speriamo che questo premio sottolinei la nostra volontà di vedere il film raggiungere il pubblico nazionale ed internazionale”.
PREMIO DIRITTI UMANI AMNESTY INTERNATIONAL:
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha assegnato il Premio Diritti Umani Amnesty International della 27esima edizione del MedFilm Festival a: Amira di Mohamed Diab (Egitto/Giordania/EAU, 2021, 101′):
“Amira è un film bellissimo, che ha il pregio di servirsi di una sceneggiatura, una regia e attori perfettamente armonizzati e ispirati. Questo permette all’opera di presentare una vicenda reale poco conosciuta e denunciare al tempo stesso le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle istituzioni o dovute a sistemi tradizionali misogini e discriminatori. Ma anche di generare, ed è un altro dei meriti di questo film, una riflessione più intima e profonda, e più universale, sulla propria formazione ed evoluzione come esseri umani, sulle scelte che condizionano la vita, sulla libertà autentica di tali scelte”.
PREMIO DIRITTI UMANI AMNESTY INTERNATIONAL
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha assegnato il Premio Diritti Umani Amnesty International della 27esima edizione del MedFilm Festival a: Amira di Mohamed Diab (Egitto/Giordania/EAU, 2021, 101′):
“Amira è un film bellissimo, che ha il pregio di servirsi di una sceneggiatura, una regia e attori perfettamente armonizzati e ispirati. Questo permette all’opera di presentare una vicenda reale poco conosciuta e denunciare al tempo stesso le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle istituzioni o dovute a sistemi tradizionali misogini e discriminatori. Ma anche di generare, ed è un altro dei meriti di questo film, una riflessione più intima e profonda, e più universale, sulla propria formazione ed evoluzione come esseri umani, sulle scelte che condizionano la vita, sulla libertà autentica di tali scelte”.
PREMI COLLATERALI DELLA 27° MEDFILM FESTIVAL
GIURIE INTERUNIVERSITARIE
76 studenti delle Università La Sapienza (Dipartimento ISO Istituto italiano di Studi Orientali, Dipartimento di Filosofia, Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo), Tor Vergata (Dipartimento di Storia, Patrimonio Culturale, Formazione e Società), Roma Tre (Dipartimento di Filosofia, Comunicazione, Spettacolo), Università degli Studi Internazionali di Roma UNINT e Link Campus, UNIMED e Luiss hanno assegnato i seguenti premi:
Miglior Lungometraggio: Good Mother di Hafsia Herzi (Francia, 2020, 99′):
“Il ruolo della protagonista interpretata da un’attrice non professionista scolpisce una figura femminile realistica e allo stesso tempo poetica e struggente. Attraverso la caratterizzazione dei personaggi si riesce a restituire un ritratto fedele della realtà sociale della periferia francese”.
Menzione speciale: Amira di Mohamed Diab (Egitto/Giordania/EAU, 2021, 101′):
“Affronta una tematica politicamente molto delicata e poco trattata, con lo sguardo di un’adolescente che si trova a mettere in discussione la propria identità, attraverso scelte più grandi di lei”.
Miglior cortometraggio: Le Départ di Saïd Hamich Benlarbi (Marocco/Francia, 2020, 25′):
“Attraverso la semplicità dello sguardo di un bambino, questo film ha toccato problematiche profonde e sempre attuali riuscendo ad emozionare il pubblico”.
Menzione speciale: Have a Nice Dog di Jalal Maghout (Siria/Germania, 2020, 13′):
“Profondamente apprezzata è stata la capacità del film di esaminare l’angoscia del protagonista attraverso un’animazione allo stesso tempo originale e disturbante”.
PREMIO PIÙCULTURE
La giuria Piùculture composta da Jada Bai (Cina), Roxana Ene (Romania), Sarah Fortunée Tabbakh (Libano), Saida Hamouyehy (Marocco), Idrees Jamali (Afghanista), Sonia Lima Morais (Capo Verde), Mykhaylo Vovchyk (Ucraina) ha decretato come Miglior film:
Una storia d’amore e di desiderio di Leyla Bouzid (Francia/Tunisia, 2021, 102′):
“La storia coinvolge emotivamente: delicata, intima, capace di andare in profondità nei turbamenti e nelle passioni dell’intraprendente e più aperta Farah, nata e cresciuta in Tunisia, e del timido Ahmed, francese di origine algerina, che si conoscono in un corso di Letteratura francese alla Sorbona. Bello il legame tra letteratura e desiderio: le parole delle citazioni letterarie evocano altri orizzonti e fanno sognare. Interessante la scoperta da parte di Ahmed della poesia araba erotica e sensuale, di cui in genere si sa poco, a causa dei pregiudizi e di un’idea impoverita della cultura araba. Ma più in generale il film ben rappresenta quella ricerca inquieta della conoscenza di sée del proprio posto nel mondo. Convincente la recitazione, che rende la chimica palpabile tra i due protagonisti; godibile il ritmo del film. Insomma un film che mette al centro il tema dell’incontro fra diversità, caratterizzato da conflittualità, ma anche dalla bellezza della scoperta. E noi della Giuria Piùculture, di origine non italiana, ci siamo riconosciuti in molti aspetti del film”.